martedì 9 febbraio 2016

Vergogna


1 commento:

  1. Ci sono tanti tipi di vergogna. Ci sono delle cose che restano racchiuse in un silenzio, in uno sguardo abbassato, nel girare la testa dall’altra parte ed avere uno sguardo triste.
    A volte è la vergogna per non essere come gli altri, per non avere delle cose che hanno gli altri. L’uomo che è in fila alla Caritas, che ha attraversato il mare per arrivare da noi, in cerca di salvezza, di un futuro migliore. Lui, ora, è uno dei tanti che affollano quel luogo, lunga fila per avere un pasto caldo, abiti avuti da qualche associazione caritatevole, un letto se c’è, se si è trovato.
    Ma in quella fila davanti alla Caritas c’è anche l’imprenditore fallito, che ha perso tutto, la ditta, la casa, anche il matrimonio è saltato, non ha retto alla catastrofe che è diventata la sua vita. Anche i suoi operai hanno perso il lavoro, famiglie con un futuro critico, quasi amicizie che si sono rotte. Anche quello ha sulla coscienza.
    E c’è anche l’uomo separato, quello che pochi anni prima tornava a casa la sera da una moglie carina e innamorata, c’era un bambino che lo accoglieva con un sorriso, sua gioia, sua vita. Lì, in fila alla Caritas, cerca di capire come si è arrivati a questo, come ora la sua casa sia un freddo monolocale, come il suo conto sia in rosso, e il mensile che deve pagare per il mantenimento del bambino sia un numero angoscioso: non ce la fa, con il poco, precario stipendio, a pagare l’affitto, gli alimenti, l’assicurazione, il cibo.
    La gente in fila alla Caritas non parla, non si racconta le proprie cose: resta in silenzio, la leggera, terribile sensazione di vergogna per essere lì, per essere povera.
    Futuro rubato, la vergogna dovrebbe essere di qualcun altro. Ma i sentimenti li prova solo chi ha un cuore.

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