martedì 23 febbraio 2016

Imparare a crescere


20 commenti:

  1. Ciao Sonia;
    sono Alessandra. Sto vedendo cosa combina Giacomo e ti mando i miei saluti.

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  2. Ciao Alessandra e invito tutti voi a scrivere qualcosa della vostra esperienza di vita...imparare a crescere cosa significa? per me ha significato entrare con la penna nella memoria...

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  3. ...Da non " Aver paura. Conoscersi per Curarsi" ...La scrittura gioca con noi tutte le emozioni della vita. Calarci in quelle emozioni significa rigenerarci, proteggerci in un cammino volto alla cura. Non abbiate resistenze, perché la penna fa il resto, conduce, e il pensiero trasla l'emozione dolcificando l'effetto. Mettetevi in gioco con un foglio e una penna e liberate il cuore da quelle strette che i condizionamenti della vita procurano. Non abbiate paura di essere giudicati per queste spinte interiori rese scrittura. Qualsiasi scelta volta al cambiamento procurerà in chi assiste sgomento e critica".

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  4. Il percorso di ricerca può essere accidentato, incerto, a volte anche pericoloso. Si possono trovare lungo questo percorso delle parti di sé inesplorate, impreviste. Lo sguardo indietro pone interrogativi, il sottolineare le proprie imperfezioni, le cose che si potevano fare, che si dovevano fare. La condanna degli altri potrebbe non esserci, quella di sé a volte è implacabile.
    Il percorso di introspezione si avvale di parole, lette e scritte, e di altre fonti che mano a mano si incontrano: è come andare ad un appuntamento, ed accorgersi che non si è preparati, che occorre portare un dono, indossare l’abito giusto, e queste cose vanno trovate.
    Quell’appuntamento è con la parte più profonda di noi. E’ l’entrare in un luogo dove possono esserci fantasmi, un odore stantio, il senso dell’amaro. Ma è solo la prima stanza, quella.
    Dopo, dopo, ci sarà una stanza più luminosa, si apriranno tutte le finestre, e si percepiranno gli umori del mondo, sentendo di farne parte, pur imperfetti, a volte sconfitti, ma vivi.

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  5. Riflettere e' diventata una mia abitudine e scegliere una strada, un nuovo percorso e' sempre una via molto sofferta e faticosa. Avere il coraggio delle proprie scelte, portarle avanti e avere fiducia in esse non sempre e' facile. A volte proseguire da soli puo' farti cadere o cambiare e l'amore che hai per la vita e per quello in cui tu credi ti fa rigenerare e rinascere. Cambiare e' un dovere verso noi stessi ed e' quando ci credi che effettivamente esso avviene.
    Avere cura di se', essere attenti ai nostri desideri e scoprire le nostre inquietudini che ci permettono di vivere la vita con soddisfazione.
    Rita Macchi

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  6. Quando siamo piccoli si ha la smania di crescere, di raggiungere traguardi banali ma preziosissimi che coinvolgono autonomie e capacità svelate da salvaguardare.
    Quando si diventa grandi si vuole arrestare una crescita esteriore, entrando in lotta a volte con le verità del tempo che passa inesorabile sulla pelle di ciascuno, così da non riconoscersi più integri come un tempo e dimenticando di curare la crescita di ciò che nella nostra interiorità non subisce cambiamenti biologici e metabolici.
    Quando arriviamo al bivio, in quel preciso punto in cui la nostra anima e il nostro spirito, liberi da schematiche temporali e spaziali, non vogliono più stare, siamo costretti a scegliere se ascoltare la potenza di una essenza che ha bisogno di evolvere, o se al contrario rinunciare occupandoci dell’involucro che ci compone e non del contenuto.
    Io ho scelto con una penna in mano, ho scelto di scavare e di sporcarmi le mani, ho scelto di sentire un flusso che scorre, di sentirmi persa si, ho scelto di soffrire con una meta grande di autodeterminazione che possa guidare il mio futuro cammino.
    Ho scelto ferma al bivio e oggi affiggo bene in vista il cartello: SENTIERO DELLA PAROLA CHE CURA e continuo a passo deciso la tortuosa strada della consapevolezza.

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  7. La cura dell'altro è fatta di piccole cose, piccoli gesti, premure.
    Lo sguardo attento quando l'altro sta male, la cosa che si compra pensando "gli piacerà", raccontargli un'emozione per condividere la gioia, trovare le parole, un gesto, per prendere sulle nostre spalle un po' del suo peso.
    La cura dell'altro arricchisce, è forse più bello dare che ricevere.
    Ma anche la nostra anima ha bisogno di cure, anima che si guarda attorno senza trovare, senza sentire, senza emozione, anima alla ricerca di nutrimento. E se ne sta appartata cercando un po' di luce, una carezza.
    Richiede impegno e coraggio la cura di sé, non sempre è quello che ci hanno insegnato. Non sempre si dà voce ai propri desideri, non sempre si ascolta la voce del cuore.
    Ringrazierà la nostra anima, se ci prendiamo cura di lei. E la vibrazione che sentiremo per un tramonto, per un fiore raccolto, per la pioggia sulle nostre mani, sarà la sua voce, unita ad una vaga sensazione di gioia.

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  8. " L'importanza è nella guarigione della coerenza, essere e comportarsi in armonia con l'essenza profonda dell'io".
    C. Hirshberg-M.I.Barasch. Guarigioni straordinarie,cit.,pag.159

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  9. Imparare a crescere per me ha significato smetterla di nascondermi, smetterla di indossare maschere sempre più strette e meno calzanti. Ha significato uscire dalla zona di comfort per fare i conti con lo sconosciuto che mi faceva tremendamente paura. Entrare in una zona di guado, grigia e umida: non stavo più bene su questa riva e non sapevo dov'era l'altra. Fermarmi e avere il coraggio di guardarmi dentro. Vedere le ferite e curarle poco alla volta, risalendo la china di un passato difficile. Affrontare i miei mostri e uscire da queste battaglie stremata ma profondamente convinta che fosse la strada giusta. E quando credevo di essere sola, mani sconosciute e nuove mi hanno sorretto, sorrisi empatici mi hanno supportato. E un giorno ho capito di aver raggiunto una nuova isola. Unico bagaglio il mio essere e tanti quanderni riempiti di parole. Così ho imparato a prendermi cura di me, ho capito che se non mi amo, non posso amare gli altri. A volte inciampo ancora, fortunatamente me ne rendo conto presto, con il tempo la consapevolezza è più veloce. Ho imparato ad ascoltare la voce della mia anima, che è una voce sottile. Ci vuole attenzione e pazienza per ascoltarla. E nessuno mi ha abituato a farlo prima. Ora credo che ogni cosa che mi capita in questa vita, sia un'occasione per crescere, per capire qualcosa di me. E so che non smetterò mai di crescere fino all'ultimo giorno.

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  10. Crescere, per me, è stato sempre un processo importante, strettamente connesso al vivere, come il respiro. Il concetto di crescere è insito nel mio cognome e nel mio nascere come quinta figlia, dopo due fratelli e due sorelle.
    Sentivo che i miei genitori non erano più così 'freschi' e questo mi ha fornito una grande spinta a crescere, a volte bruciando le tappe della vita!
    La mia 'bambina interiore' è rimasta comunque presente e attiva, aiutandomi forse a cogliere sempre il lato creativo di ogni cosa, l'opportunità insita in ogni sfida. Anche nei momenti più difficili e di massima prova, quando la mente mi proponeva di preoccuparmi e di scoraggiarmi, sentivo che da qualche parte potevo cogliere un altro frutto, andare oltre i limiti che fino ad allora mi ero posta, accomodandomi in situazioni di stasi.
    Imparare a crescere è anche molto in relazione al mio essere madre di tre figli, avuti in giovane età, attraverso il cui sguardo ed esperienza di vita, ho avuto la possobilità di allargare ulteriormente i miei orizzonti, verso direzioni che io non avrei scelto, e questo ha nutrito nel profondo il mio cuore.
    Concordo con Laura: anch'io ho imparato a riconoscere la voce della mia Anima e mi piace ascoltarla, poichè mi fa vivere in modo più autentico e sincero, amando me stessa come gli altri, senza (pre)giudizi e senza limitarmi.
    Le infinite possibilità di crescere ci attendono: a noi la libertà di coglierle!

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  11. " Poi si cresce, e nell'educazione della prima infanzia vedo padri e madri che promuovono un'educazione fisica e un'educazione intellettuale, ma non un'educazione emotiva, che poi è l educazione dei sentimenti, delle emozioni, degli entusiasmi, delle paure" U.Galimberti, L'ospite inquietante,cit., pag.47.

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  12. Commento ad un pensiero di Sonia:
    “E’ fondamentale andare incontro al cambiamento che la malattia spesso sollecita in noi.”

    Le malattie sono acqua torbida e fango. Sono paura e spettri, ladri che entrano in casa nostra. Porteranno via qualcosa, niente sarà più come prima.
    Le malattie, quelle gravi, pongono delle domande. Perché a me? Il pensiero, a volte terribile, è che Dio si sia girato dall’altra parte.
    Il fango è grigio, come grigia diventa la nostra vita mano a mano che il corpo diventa sempre più sofferente, segnato da quell’impronta negativa a cui la scienza ha dato un nome, dei nomi.
    Ma è dal fango, dall’acqua melmosa e putrida che nasce il fiore di loto.
    Simbolo di rinascita, l’acqua che diventa sembra più chiara, una bellezza che incanta il mondo: la natura sembra avere parlato attraverso questo fiore.
    Ci sono prigionieri che sono sopravvissuti per anni dentro anguste prigioni, la loro mente non si è arresa. Il corpo non poteva muoversi, ma la mente sì, e allora hanno potuto spalancare la porta delle loro prigioni ed andare via, in mezzo ad un prato, davanti al mare, su una scogliera, e da lì immaginare fino a vedere spazi infiniti.
    Pur cresciuto nel fango questo fiore apre i petali e respira alla vita.
    Non c’è solo fango, in una malattia, si può diventare quel fiore, superando sbarre e paure, come i prigionieri che avevano il coraggio di trasformare la loro prigione, di intraprendere viaggi con la mente e di andare oltre.

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  13. Imparare a crescere è qualcosa che dura tutta la vita.
    All'inizio, almeno nel mio caso, la crescita è stato un lavoro durissimo. Significava accettare ciò che una parte di me rifiutava, anche violentemente. Significava trangugiare le esperienze che la vita presentava. Poi pian piano questo è andato trasformandosi : intravedere la crescita come possibilità, come avventura esistenziale. Se l'atteggiamento si trasforma anche tutto il resto muta.
    E allora crescere è diventato un obiettivo verso cui costantemente tendere, uno stimolo a un perfezionamento non perfezionistico, a un'accettazione del proprio valore ma anche della propria miseria. Crescere come abbraccio a tutto ciò che c'è, un sì alla vita anche nella tragicità di alcuni attraversamenti.
    Si cresce da soli ma si cresce anche e sopratutto nella relazione, lasciandosi ispirare dallo spirito della cura, che soffia come e dove vuole. E quando ci si apre a questo spirito ci si apre alla meraviglia, allo stupore, al dolore e alla rinascita.

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  14. Caro Luca ti ho letto con vivo interesse perché per tutte-i noi le tue parole si traducono in un forte richiamo alla relazione come apertura dello spirito e approfondimento della conoscenza interiore,
    da cui ne possiamo uscire veramente più arricchiti e responsabili. La relazione che cura. Grazie, una riflessione importante la tua.

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  15. Questo scritto appartiene a Michela Pavanetto, la psicologa con cui collaboro per diversi progetti con la scrittura terapeutica. Si tratta di una sua esperienza forte di vita e lei mi ha chiesto di rendervi partecipi. Questo per dirci quanto l'esperienza di vita possa formarci e arricchirci. Grazie Sonia

    Diamo la parola a lei...a Michela.

    In questo freddo pomeriggio d’inverno, immersa nel rumore assordante della strada, tra un paziente e l’altro e in contrasto con tutto ciò che è occidentale, mi vengono in mente le dolci sensazioni provate quest’Estate in Mozambico, a Muzuane.
    Fatico a pensare da dove iniziare per descriverle, ma le ho tutte ben conservate nel cuore…nell’anima.. e in quella parte del cervello deputata allo stoccaggio dei ricordi!
    Ah ecco! Il mare…la baia…le barchette dei pescatori e le lunghissime reti distese sulla spiaggia, e poi pensieri legati al turismo. Che fortuna che non siano ancora arrivati gli stabilimenti balneari, i lettini, gli ombrelloni e tutte quelle “pensate” per far star bene i vacanzieri!
    Credo che così come stanno ora le cose gli abitanti non potrebbero che ridere di chi si stende su un telo mare a prendere il sole. Io ci ho provato. Una donna, prontamente, mi ha chiesto se per caso stessi male!!! Ovvio: l’unico motivo per cui una persona rimane stesa per terra di giorno può essere solo perché si sente male!!!
    Non si va a Muzuane per villeggiare. Passare del tempo lì non vuol dire andare in vacanza, significa piuttosto andare a nutrire lo spirito…. In certi momenti, infatti, basta anche solo alzare il naso al cielo per vedere un Firmamento di stelle…tantissime luminosissime...per scorgere, infine, la Croce del Sud!!! Che emozione! Sembra un aquilone! Fin da bambina mi facevo affascinare dall’idea di vedere che cosa si veda di notte nell’Emisfero Australe; già da allora, prima o poi, speravo di poter esplorare che cosa ci sia in questa parte del mondo, e finalmente ho visto… confesso che mi sono scese anche due lacrime dall’emozione. Ricordo benissimo il momento: mi si è quasi fermato il respiro e sono rimasta a guardare la costellazione in stato meditativo.

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  16. In Africa l’alternarsi di notte e giorno è importantissimo: ci sia alza appena fa un po’ di chiaro e si va a dormire poco dopo il tramonto…! I tramonti africani sono meravigliosi. Appaiono veramente come descritti dagli autori dei romanzi ambientati qui! Mi ha colpito anche quanto il ciclo sonno-veglia sia scandito dalla luce del sole, e devo dire che anch’io mi sono adeguata subito a tali ritmi. Ho avuto l’impressione che il mio orologio biologico me lo richiedesse fortemente. Assecondarlo mi sembrava doveroso! E anche un po' rispettoso!
    Qui sembra tutto più naturale…nel senso che la vita si incastra sorprendentemente con la Natura. Per associazione semantica con l’idea di natura mi si presenta in testa anche il concetto di Libertà… senza filosofeggiare troppo, penso solamente ai “piedi nudi”….eh già!…la gente africana non usa proprio tanto le scarpe, al punto che la visita ai musei si fa scalzi!!! Non mi sembrava vero!!! Adoro camminare scalza, libera da scomodi impedimenti, magari sì, alla sera i piedi sono da lavare, ma non c’è alcun problema, l’acqua per l’igiene personale c’è, non è calda, ma c’è, l’importante è non sprecarla. Anzi, non è solo importante, è fondamentale non sprecare nemmeno una goccia d’acqua.
    È comunque un’accortezza a cui dovremmo fare attenzione anche noi che viviamo nei paesi industrializzati.
    A proposito di igiene personale, ora ripenso ad un altro fatto curioso: gli africani hanno imparato che l’igiene è importante per prevenire le malattie, però mi sa che ancora non abbiano ben capito un dettaglio: l’acqua con cui ci si lava le mani, ad esempio, non andrebbe condivisa! Succede infatti che prima dei pasti tutti i commensali si lavano le mani, ma lo fanno nella stessa ciotola e senza sapone! È un rito molto socializzante, sicuramente piacevole da vedere e da provare, ma forse le mani rimarranno veicolo di malattie! Purtroppo non ho visto migliorare i loro problemi gastro-intestinali! E nemmeno i miei, a dire il vero, mentre ero lì!

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  17. Continua la storia di Michela...

    Il momento del pasto, come pausa dal lavoro, è piacevole anche per altri motivi: innanzitutto le persone che si aggregano per mangiare sono tantissime, e così è sempre un momento festoso, ma poi quasi sempre tutti cantano…ballano… beh…in realtà…ogni momento lì è buono per cantare e ballare, ho notato una fisicità incredibilmente accentuata. Forse non sono culturalmente abituati a parlare delle loro emozioni, ma la loro modalità di esprimerle è straordinariamente potente! Gli africani trasmettono una intensa carica emotiva con le loro movenze….anche i bimbi piccolissimi hanno una capacità innata di muoversi e danzare come se avessero alle spalle una scuola di formazione. Ancor più poi, colpiscono gli occhi neri, i loro sguardi sono energia pura, che pervade come una forza misteriosa e benefica. La stessa forza la ritrovo anche nella loro risata, che definirei... contagiosa!! E quanto ridono poi!! Sembrano sempre felici. Ma forse lo sono! Mi sono chiesta quale sia l’ingrediente fondamentale del “buon umore”. A dirla tutta ho provato anche a chiederlo direttamente a qualcuno...in inglese...in portoghese...come potevo. Il mio interesse per questa loro caratteristica è dettato non solo da una curiosità personale, ma anche professionale. Nella vita faccio la Psicologa, mi servirebbe proprio sapere il loro segreto! Purtroppo però non credo sia facilmente verbalizzabile da loro. Come dicevo prima non sono abituati a mentalizzare gli stati d’animo, tanto meno ad avere a portata di mano la consapevolezza causa-effetto. Ho potuto solo azzardare delle ipotesi: mi è parso di poter concludere che l’impossibilità di disporre o di raggiungere tanti beni materiali, li renda immuni da futili desideri di potere o conquista. Ma credo che ciò sia una motivazione “light” e fin troppo banale. Sono maggiormente portata a pensare che sia lo Spirito di Comunità ad avere un importante ruolo. Credo sia questo che preservi le persone da mali quali solitudine, isolamento, individualismo, egoismo,ecc…
    La gente lì vive in Comunità e per la Comunità.
    Nessuno è abbandonato a se stesso
    C’è da dire che proprio tale sistema di vivere sia il lato che più mi ha impressionata positivamente. Sopra ogni altra cosa.

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  18. Ancora scrive Michela...
    La differenza di clima a cui accennavo all’inizio era solo una scusa superficiale per parlare delle diversità che ci sono tra qui e lì. Quella principale è legata ad aspetti ben più profondi: tutto è in Comunità, tutto è pensato ai fini di un bene comune, non c’è la necessità di emergere o di possedere beni privati, perché perfino la casa è un luogo essenziale: solo fango e bambù. Un villaggio di case costruite solo di fango e bambù!! C’è chi si sente un pochino più creativo e sa abbellire il proprio territorio con quello che può trovare per terra, lungo i sentieri o nel lungomare, o con ciò che può costruire con le proprie mani, ma il top della futilità è questo! E a me è sembrato che mediamente non ci siano mire ulteriori.
    Ed ora un po' di spazio per le donne.... Le meravigliose donne africane...tutte colorate dentro le loro sgargianti e fantasiose capulane... con in faccia spesso una strana “crema di bellezza”! Non so bene cosa fosse, credo una miscela di qualche olio ed erbe, di un colore chiaro e di aspetto granuloso. Loro sono sempre in movimento,e fanno tutto. Ricordo di aver pensato che queste donne lavorino “in parallelo” e non “in serie”! Nel senso che le loro attività non si susseguono una alla volta, ma si accavallano, per esempio allattano i bambini mentre tagliano la legna o mentre trasportano chili di cose sopra la testa per chilometri. Vanno a prendere l'acqua, si occupano della terra, degli animali, vendono anacardi lungo la strada, insomma...non ho mai capito che cosa non facciano! Purtroppo però, nonostante rivestano un ruolo primario, la loro sottomissione al maschio è schiacciante. In tutti i sensi...e ripeto...purtroppo. Spesso tale “costume” ha poi delle ovvie conseguenze negative. Ho visto un'infinità di ragazze giovanissime, sole, ad accudire i loro bambini. Gli uomini le lasciano, e l'unico modo che hanno le neo mamme per gestire i pargoli è quello di aggregarsi e aiutarsi tra loro...beh...sempre con allegria comunque! Sorprendente la loro reazione! Mi ha fatto pensare alla disparità che emerge con le “nostre” donne. Da noi il minimo che potrebbe accadere dopo un simile abbandono sarebbe una depressione pervasiva per tutta la vita!

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  19. Delle donne c'è stato un altro evento particolare: la Festa delle Donne. Quello che mi porto a casa dopo quel giorno sono tantissimi colori, quelli delle loro vesti, suoni, quelli delle loro canzoni e mille sorrisi diversi, tutti disegnati negli occhi e non solo nelle labbra...
    Mentre scrivo mi accorgo di quanto mi stia facendo portar via dai ricordi...sto perdendo di vista il motivo per cui ho deciso di dedicare un po' del mio tempo libero in questi luoghi...
    Memore di un'esperienza ricca e gratificante in un altro paese dell'Africa, precisamente l'Etiopia, cresceva nel frattempo in me forte il desiderio di tornare nel vecchissimo Continente. Non in vacanza però, assolutamente no, avevo di nuovo voglia di lavorare, perché solo così è possibile stare a contatto “davvero” con gli indigeni, e lavorare magari partecipando a qualche progetto sanitario. Ho trovato Humana ad accogliermi, e così sono partita per dare una mano ai programmi TCE (Total Control Epidemy). Si trattava di trovare il modo di offrire il mio contributo alla prevenzione dell'AIDS.
    Nelle due settimane trascorse con i ragazzi del progetto, passando da una casa all'altra, e da un villaggio all'altro, ciò che più mi ha dato, in termini di crescita interiore, è stato notare l'entusiasmo e la motivazione che ciascuno di loro metteva, a modo proprio, nel tentativo di frenare l'epidemia. Sottolineo l'impressione che lo facessero a modo proprio, perché purtroppo è evidente la mancanza di una formazione psicologica adeguata per un impegno di così grandi proporzioni. Ho cercato di dare il mio contributo professionale nei loro “meeting del venerdì”, pur rendendomi conto di che cosa possa fare una sola goccia nell'oceano. Anche in questa situazione è stato piacevole notare la curiosità, la voglia di imparare, di conoscere, di far proprio ogni suggerimento e di assorbire qualche nozione in più da utilizzare come strumento di lavoro. Non credo di aver mai ricevuto tanta attenzione! E nemmeno credo di aver mai partecipato ad un meeting così animato e divertente: non sono mancati neppure qui, infatti, i canti... prima, dopo e durante!

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  20. Ci sono tantissimi altri e vari progetti a Muzuane, soprattutto in campo educativo e scolastico. Peccato però che anche in questo caso manchino formatori e insegnanti di qualità. Sembra quasi che a volte l'Africa non ce la faccia proprio ad emergere. Non so bene delineare tale sensazione, la percepivo spesso comunque...è come se tutti fossero indietro di un secolo! E forse non sono nemmeno io l'unica a pensarla così. Facilmente anche il resto del mondo vedrà l'Africa come un paese che rimarrà sempre povero e indietro. Basta anche solo pensare a come il mondo occidentale voglia aiutare gli africani: vestiti vecchi e logori, computer superati, telefonini ormai quasi inutilizzabili.... beh...mi pare che si voglia fare di questo luogo stupendo un immondiziaio!! Scarti che si accumulano dappertutto e che poi ricadono negativamente anche solo come impatto visivo, per non dire di più. I Paesi in via di sviluppo hanno bisogno di progredire e migliorarsi tanto quanto il resto del mondo. È sbagliato pensare di aiutare le persone povere con ciò che a noi non serve più. Sarebbe molto meglio regalare la canna da pesca invece che il pesce già cotto, o meglio...le lische e le teste con un po' di polpa intorno. Mi colpisce dolorosamente rendermi conto che la popolazione ha bisogno di imparare a sfruttare le proprie capacità e risorse, mentre l'unico aiuto offerto è supplire ai bisogni a breve termine. Però...a Muzuane vige la filosofia di orientarsi diversamente: qui si “regalano canne da pesca”...
    Prima di chiudere, senza troppo riallacciarmi a ciò che ho descritto poco sopra, mi preme fare un piccolo cenno alla malaria: qui tutti se la prendono e nessuno ne ha paura! Tanto poi si va nei piccoli centri sanitari a fare lo “striscio”, a controllare se ci sono le larve e nel caso prendere il farmaco. È buffa la frequente spola che si fa verso questi centri, ma non c'è niente da fare! È così! Chi sta mesi o anni, mica può pensare di fare la profilassi continuamente! Se la malattia arriva la si cura. E necessariamente la si cura...altrimenti la conseguenza è una sola: decesso! Un particolare: niente medici comunque, solo infermieri! I medici sono merce rara!!!
    Detto tutto credo...
    A conclusione di questi miei pensieri, commenti e riflessioni, posso dire che l'esperienza ha contribuito a farmi riscoprire il piacere del “dare e l'esserci per gli altri”. Ho sperimentato il sano egoismo. Ho la presunzione di affermare che ogni azione sia compiuta per raggiungere una personale gratificazione, se poi, però, ricade positivamente sugli altri, beh...l'idea negativa di egoismo viene attenuata, o meglio, stravolta completamente!
    Lavorare come volontari in Africa credo sia questo: fare qualcosa per se stessi in modo da poter utilizzare l'arricchimento spirituale personale per arricchire gli altri...


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